Le ho inviato un mazzo di rose e mi ha accusato di SFIORING…
Le ho scritto una lettera d’amore e mi ha accusato di SPAMMING…
Le ho scritto un SMS d’amore e mi ha accusato si STALKING…
Le ho scritto un saluto su MSN e mi ha accusato di SCHATTING…
Alla fine ci ho messo una pietra sopra e me la sono dimenticata… in fondo è giusto che vada così quando l’amore non è corrisposto. L’altro giorno l’ho incrociata mentre attraversava la strada. Non era sulle strisce pedonali e le ho fatto un colpo di clackson per evitare di investirla.
Mi ha accusato di STROMBING…
Poi il giudice ha capito male l’accusa e mi sono fatto 15 anni di carcere.

Firmato, una vittima del sistema…

Piccola nota veloce.

Pubblicato: 15 ottobre 2009 in Senza Categoria

Entro stasera o al massimo entro fine settimana giuro di inserire un paio di cose che dovevo scrivere da tempo. E ogni mia promessa è un debito!

A letto con il laptopMi ero riproposto di scrivere la seconda parte del post precedente, ma a differenza di ciò che si può immaginare un aspirante architetto alle prese con gli ultimi esami e con la tesi di laurea ha davvero poco tempo per scrivere, e ancor meno per riassumere qualche idea. Tant’è che l’unico momento che ho trovato per buttar giu qualche riga è questo: sette del mattino di domenica, senza nemmeno mezz’ora di sonno e con una massiccia dose di Long Island al posto del sangue. Va da se che mi scuso da ora per ogni strafalcione che scriverò e ovviamente mi scuso anche delle cazzate concettuali che mi verranno fuori. Ma infondo si sa: il Long Island non è certo il nettare della sapienza.

Tornando a noi, qualche post fa promisi di parlare un po di piu dei miei fallimenti – che sono notoriamente moooolto piu numerosi dei successi – sicchè dopo un’ampia scrematura di ricordi fortemente aiutati dall’alcool mi è tornata in mente Alberta. Ricordando al lettore che il nome è ovviamente modificato onde evitare che l’esercito mi chiuda il blog e mi porti via (Decreto di Legge 675 del 1996 sulla privacy) ne approfitto per sottolineare che tale pseudonimo nasce dall’accostamento ideale di tale donzella con la buonanima dell’esimio prof. Albert Einstein, del quale la nostra protagonista ricalcava l’innato genio nello sparare aforismi di una creatività quasi disumana. Ne cito uno dei piu belli che ella rivolse al sottoscritto tanto per dare idea di quanto fosse brava a distribuire due di picche: "Guarda, mi prendi alla sprovvista; dovrei pensarci, ma intanto continuiamo a vederci…". L’ho sempre sostenuto: era un genio… del male.

La pseudo-storia fallimentare con Alberta nasce in tempi immemori, quando il sindaco del mio paesello ci aveva idealmente donato le chiavi di via Squarcioni, la strada ove risiedeva e risiede tutt’ora il Liceo Classico Domenico Cirillo, e che noi quotidianamente chiudevamo (sempre idealmente, per carità) essendo sempre gli ultimi ad andare a casa. Già perchè noi studentelli del Liceo Scientifico Enrico Fermi avevamo la cattiva abitudine di abbandonare le nostre colleghe scenziate per muoverci in massa verso le letterate del classico che, a differenza delle nostre avevano quella superficialità mista al tirarsela fino a farla spezzare che a 17 anni, quando sei in preda alle tempeste ormonali, ti prende piu di una playstation .

Studentesse studentfesse, insomma al liceo e chi pensa a studiare???Fu proprio un sabato di fine primavera, mentre idealmente chiudevamo il liceo e l’indera strada, che conobbi Alberta. Il primo impatto, devo ammetterlo, fu assolutamente traumatizzante. Chiacchieravo con Michele, un amico di vecchia data, e lei venne a salutarlo prima di incamminarsi verso casa. La guardai per quel breve lasso di tempo in cui parlava con Michele studiandone i contorni e sopratutto tentando di capire se non m’avesse visto per un difetto congenito di vista o se non m’avesse cagato nemmeno di striscio per sua assoluta volontà. Indossava uno di quei vestitini che tanto andavano di moda negli anni ’90, cortissimi ma tutti sblusati e con le maniche a palloncino. I capelli biondi e mossi tutti raccolti in alto e fermati da una matita colorata della Giotto insieme ad una scarpa decoltè dal tacco alto fecero si che quel po di sangue di cui il buon Dio mi ha dotato si spostasse dal cervello al basso ventre in una manciata di secondi e la mia proverbiale mancanza di inibizioni fece il resto. Non persi occasione per presentarmi, e per colpa dell’afflusso sanguigno in direzione sbagliata feci con la frase ad effetto:

Io: "Michele non mi avevi detto di avere un’amica come l’universo… meravigliosa, ma piena di mistero!"
Alberta: "Coso, attento che ti faccio vedere le stelle!"

Probbilmente Alberta voleva intendere che mi avrebbe mollato un ceffone tanto forte da potersi equiparare ad un’esecuzione capitale, ma causa gli ormoni e il dannato l’afflusso ematico non mi resi conto della velatissima sfumatura negativa ed interpretai a modo mio, rincarando la dose:

Io: "Magari! Sogno da una vita di essere la luna di un cielo stellato…"
Alberta: "E allora comprati un cannocchiale!"

Ahhhhh! Alberta! Sempre una risposta pronta! Non l’abbattevi manco con un lanciamissili!
Ad ogni modo la figura di merda era fatta. Mi ero classificato come uno sfigato ed ero in fondo alla sua lista nera. Ma paradossalmente la cosa non mi turbava: sapevo che piu in basso non sarei potuto scendere sicchè ora dovevo solo risalire. Ricordo che trascorsi una parte del weekend a pensare il da farsi (e sopratutto il da dirsi) preparandomi per il momento in cui avrei incontrato dinuovo quell’angelo biondo. Mi venivano le cose piu turpi in mente preso com’ero da quello scambio di battute astronomiche. Pensai a cose tipo "Desidero da sempre essere risucchiato da un buco nero" ma sapevo che la sagacia di Alberta le avrebbe suggerito un "Allora buttati in un tombino e restaci", ma anche lanciarmi in cose meno sconcie del tipo "Non chiedo la luna perchè ho già davanti una stella" avrebbe sicuramente portato una risposta del tipo "Peccato che oggi il cielo è pieno di nuvole, e ora smettila di coprirmi". Fu solo intorno alle 11 di sera di domenica che mi resi conto dell’errore: a sagacia bisognava rispondere con la stessa moneta, o almeno con una valuta di pari potere d’aquisto… il sarcasmo. Feci una specie di reset mentale e mi addormentai.

Ah il diario di scuola... quanti ricordi!L’indomani, carico di aspettative, scrissi per buona parte della mattinata sul mio diario ma con il doppio scarso risultato di scrivere una marea di inutili battute e di essere ripreso dalla prof. di italiano che mi incollò uno stupendo quattro meno meno sul registro. Quando sentii lo stridere della campanella della quinta ora balzai del banco, scesi le scale a due a due e mi precipitai sul mio fido destriero da 50cc per raggiungere come un cavaliere moderno la mia amata prigioniera di via Squarcioni. Vi lascerò soltanto immaginare l’amaro che mi venne in bocca e nel cuore quando, parcheggiato l’imponente cinquantino dell’Aprilia, vidi Alberta slinguazzare e limonare con un trucido tizio di forse 18 anni con la scarpa classica e la panzetta che un triste polo color cocozza non riusciva a trattenere.

Ma si sa che il buon Dio certe cose le fa accadere per un motivo! Quell’evento, infatti, generò in me una specie di reazione allergica ad Alberta che cominciò a sfogarsi in quel lasso di tempo in cui noi detentori delle chiavi ideali del Liceo Classico rimanevamo in sparuti gruppetti dopo lo sfollarsi della massa di adolescenti che imboccavano la via di casa. Deluso com’ero della situazione mi misi a chiacchierare del piu e del meno con il compagno di chiavi Michele ed altri due avventori, dando sempre uno sguardo alla fedifraga con la coda dell’occhio. Non so spiagare bene cosa mi successe, e tanto meno il motivo di quella delusione dato che non vantavo di alcuna considerazione da parte di Alberta e sopratutto che ero collocato all’ultimo posto della sua lista nera. Perchè mai me la prendevo tanto? Ma d’un tratto una luce squarciò le nuvole della mia mente: "chi disprezza vuol comprare"!

C'è poco da fare, i jeans attillati sono sempre un ottimo connubio sexy con l'ombelico da fuori e belle tette!Proprio mentre quella luce mi colpiva, Alberta come suo solito fece il giro dei saluti ai cavalieri della chiave ideale concludendo proprio con Michele. Si avvicinò al nostro gruppetto, spavalda piu che mai e adornata da una mise stupenda: jeans elasticizzati che lasciavano vedere la caviglia e magliettina cortissima con ombelico di ordinanza da fuori e un seno da venticinquenne a malapena trattenuto, il tutto adornato dall’ennesima scarpa decoltè nera. Incazzato com’ero, pur ammirandola nella sua bellezza con lo sfondo dei due avventori sbavanti, simulai disinteresse. Forse fu proprio quella simulazione mal riuscita a generare l’ennesima ironia di Alberta quando, una volta salutato Michele, si rivolse a me con un secco:

Alberta: "Ah… c’è anche l’astronomo che mi definisce una stella"

La fedifraga probabilmente credette di aver colpito nel segno ma stavolta non fece i conti con il mio plasma che, seppur parzialmente dirottato continuava a concentrarsi maggiormente nelle tempie, tanto che un guizzo di ironia mi pervase e risposi un beffardo:

Io: "Ti correggo! Sei una stupenda stella cadente… peccato che sei caduta di faccia!"

Dovetti proprio colpire nel segno dato che la battuta ebbe come esito una paradisiaca risata di Alberta che ne trasformò il viso da quell’espressione da seduttrice ad una quasi da bambina. Ma Alberta era inattaccabile sicchè, ripresasi dalla risata, prontamente mi rispose:

Alberta: "Ma si vede che cadendo ho fatto un bel po di danni"

e si congedò da tutti con un sorriso ed un gesto di saluto per ricongiungersi all’amica in scooter.

Ah adriana lima boxer, questa è una donna!Da quel giorno, per un’intera settimana, fu un continuo battibecco tra me ed Alberta. La situazione era piu o meno sempre la stessa, arrivavo al liceo e la trovavo a scambiare saliva con il buzzurro che per altro indossava sempre cose di colori improponibili come giacchette color cacca, maglioncini di filo a rombi e persino una camicia hawaiiana ma di un indefinito colore vedre militare, e sempre con quell’orrenda panza in bella vista. Ed era un clichè anche il saluto a Michele prima ci andar via con l’amica motomunita così come diventò un’abitudine quella della battuta sarcastica (talvolta piu di una) tra me e lei. Tutto il nostro rapporto verbale si fermava li: una presa per il culo celata da aforisma e poi il nulla. 

Fu così fino al martedì successivo, quando coluì che avevo identificato come il suo slinguazzatore ufficiale non si fece vivo. Nella mia mente adolescenziale immaginai che il cafardo limonatore, ormai a corto di abiti orrendi, avesse optato per un po di shopping anzicchè insidiare le labbra del mio platonico ogetto del desiderio. Quel martedì decisi di giocarmi il tutto per tutto. Visto che la sagace Alberta era inespugnabile dall’interno decisi di attaccare dalle retrovie. Al consueto giro di saluti fermai Alberta per salutarla e le chiesi:

Io: "Ma che fine ha fatto il tuo amico, quello con cui limoni di solito?"
Alberta: "Perchè? Che ti frega?"
Io: "Volevo chiedergli la giacca in prestito, ho da fare una figura di merda tra mezz’ora…"

Alberta mi guardò quasi con odio per una frazione di secondo per poi farsi la solita stupenda risata. E fu li che Alberta mi stupì. Mi aspettavo già una rappresaglia per averle offeso il panzuto slinguazzatore ma lei, con ironia nella sguardo rispose:

Alberta: "Appena lo vedo me la faccio dare, tu intanto rimanda la figura di merda".

In quella frase credo fosse celato un quadruplo significato che probabilmente solo io interpretai ma tentai il tutto per tutto:

Io: "Oh… ma allora anche tu qualche volta scendi dalla volta celeste per onorare noi poveri astronomi"
Alberta: "Solo se voi astronomi abbassate il cannocchiale!" (Alberta!!! Ce ne fossero di piu come te!)
Io: "Se è per questo, non porto nemmeno le lenti a contatto…"

Quel bacio lo ricorderò per sempre!Tirai Alberta nel vicoletto che porta alle spalle del liceo e le sorrisi col risultato che le nostre labbra si incollarono quasi fossero state disegnate ad incastro. Quel bacio durò forse non piu di 5 secondi, ma valse piu di ogni altro bacio rubato fino ad allora. In quelle frazioni di secondo riuscii a pensare ad una sola cosa: l’avevo conquistata… a suon di risate! Quant’è vero che le donne bisogna saperle far ridere…
Tutto il mio rapporto con Alberta finì li. Un solo singolo unico irripetibile bacio nel vicoletto del Liceo Classico. Ma mi bastò quello, perchè Alberta mi aveva dato una grande, gigantesca, immensa lezione di vita. E come suo solito ebbe la meglio, almeno a livello verbale; si congedò da me con una battuta che rimase per sempre solpita nella mia corteccia cerebrale. Mentre si allontanava le dissi:

Io: "Insomma per conquistarti devo farti ridere?"
Alberta: "Si, ma solo prima di spogliarti!"

Ah… Alberta! Ce ne fossero di piu come te!

«Pablo Neruda ha detto che
il poeta quello che ha da dire, lo dice in poesia,
perchè non ha un altro modo di spiegarlo.
Io, che faccio l’architetto, la morale
non la predico: la disegno e la costruisco.
»
Renzo Piano – Architetto

«L’architetto è un ingegnere che non sa la matematica,
l’ingegnere è un architetto che non sa cos’è l’arte;
non importa che tu sia ingegnere o architetto,
non ti occuperai ne di matematica ne di arte,
solo di Autocad.
»
Pippo Chennedy – Presentatore

Non scrivo sul mio blog da ormai 3 mesi e piu. Non è per mancanza di volontà, ma per mancanza di tempo forze e sopratutto di morale. Sono capitate un po di cose ultimamente, tra cui un’operazione di mio padre che stava per trasformarsi in tragedia. Ma l’importante è che ora sta bene, e che le cose ora vanno decisamente meglio.

Ho deciso di cominciare questo nuovo anno ancor meglio di qualsiasi anno precedente, ovvero con un obiettivo ben preciso in mente: fare le cose senza perdere tempo. Realizzare, concretizzare. E comincio dal mio blog, scrivendo un post che avevo promesso a quei pochi, pochissimi lettori che mi seguono.

Ragazzi giuro che c’ho provato a scrivere questo pezzo con tutti i crismi e carismi dello scrittore. Ho buttato via almeno una ventina di pagine del mio block notes durante il viaggio per la Biennale di Venezia in ottrobre e durante lunghi pomeriggi in ambiti meno felici a novembre, ma non è servito a nulla. Io scrivo di getto, con tanto di errori ortografici ed omissioni di punteggiatura. E’ l’unico modo in cui so scrivere, in cui so amare e in cui so vivere. Sono diretto e spontaneo, non posso farci nulla.

Quindi allacciate le cinture di castità e buttiamoci nell’ennesimo reportage di vita vissuta di questo Hank Moody di provincia, con tanto di Keglevich alla menta a suo fianco e marlboro Light in bocca.

La Donna Intelligente.

L’architetto è un essere strano.

La sedia MackintoshSi dice che l’architetto è colui che non è abbastanza sfigato ehm… portato alle materie scientifiche per fare l’ingegnere, e non abbastanza frocio ehm… trendy per fare lo stilista. E’ quell’essere che studia per 5 anni la sedia di Charles Mackintosh e poi compera i mobili all’IKEA. E’ quel tizio che ti costruisce una meravigliosa casa tutta in vetro e legno, tanto bella quanto scassinabile dall’ultimo dei ladruncoli di quartiere, eppure al contempo l’architetto è una persona capace di leggere dei significati reconditi sia nella materia che nelle idee. Ma non è detto che tali idee debbano essere perforza coerenti…

Infatti, io studio architettura.

E ricordo come fosse ieri la prima settimana di corsi all’università, quando incappai un un libricino di millesettecentoquarandadue pagine dall’accattivante titolo di "Storia dell’arte italiana Vol. 1-2-3" scritto da tale Giulio Carlo Argan che, guarda caso, non era manco un architetto. Sul mattone cartaceo, verso metà del secondo tomo, lessi una cosa che avrebbe cambiato la mia concezione dell’architettura per il resto della vita:

"il paradosso dell’architetto"

Renzo PianoIn buona sostanza egli dice che la figura dell’architetto non serve a nulla, perchè per quanto possa progettare in maniera perfetta, l’unico modo in cui egli può verificare la bontà del suo progetto è metterlo in opera, in modo da individuare tutti i difetti dell’immobile e corregerli con un secondo progetto. Unico problema è che il progetto di una cosa già realizzata è praticamente inutile!

E’ un po come la storia di chi è nato prima tra l’uovo o la gallina. Oppure, se mi permettete il paragone, è come l’annosa questione tra uomini e donne. C’è chi sostiene che le donne non la danno via perchè gli uomini sono bastardi, e chi sostiene che gli uomini sono bastardi perchè le donne non la danno via.

Io credo di aver risolto il dilemma.

Ma dato che non sono ancora un architetto, e non aspiro alla carriera di pollicoltore, la mia intuizione si riferisce alla terza tipologia di paradosso: quello tra architetto maschio e architetto femmina.

E’ proprio qui che comincia la mia storia con Kate. Ma, come di consueto, vi invito ad ambientarvi con il solito filmato.

 

Tralasciando gli ovvi "e che c’azzecca sto video?" che starete pronunciando, mi limiterò a dire che come per Hank Moody anche per me era un periodo di grande crisi mistica. Mi ero diplomato da poco e non sapevo se la mia strada sarebbe stata quella di architetto, di chimico o di barbone. A parte poi lo scoprire che in ogni caso sarei finito a fare il barbone, feci come si fa nei periodi di crisi mistica: decisi di fare un viaggio, in una sorta di "mese sabbatico" che avrebbe dovuto portare in me la chiarezza sul da farsi.

La chiarezza ci mise poco a farsi viva.

Ora vi chiedo uno sforzo di immaginazione: figuratevi due ex compagni di liceo, un anno dopo il diploma che discutono di dove andare ad agosto, seduti in una vecchia panda diesel mentre sorseggiano Heineken, in una caldissima serata di metà luglio. I due amici sono Sevy e Bestia, ma non fatevi intimidire dal nome, Sevy è solo un abbreviativo. In quanto a Bestia, lo chiamavamo così non tanto perchè è brutto, quanto perchè è dotato della sensibilità di un comodino dell’Ikea. E si sa che i comodini dell’Ikea suscitano tristezza quando viene il momento di assemblarli…

La mitica Fiat Panda!Ad ogni moodo, Bestia mi raccontava già da qualche tempo di un posto favoloso in cui alcuni suoi amici si erano recati l’estate precedente, e del quale gli avevano riferito ogni minuzioso particolare. Lo descriveva come una specie di paese dei balocchi, ma che al posto delle giostre e dei burattini aveva discoteche e montagne di figa. E non figa ordinaria, bensì figa estera, per lo più inglese, scozzese e irlandese. Quel posto rispondeva al nome di Kavos, ribatezzato a seguito di quell’estate in "Kiavos". Esso altro non era che un paesino sull’isola di Corfù. Un probabile approdo del temerario Ulisse in quelle acque che lo videro resistere al canto delle sirene, incatenato all’albero maestro della sua nave. Quello stesso luogo avrebbe visto, di li a pochi giorni, lo sbarco di noi novelli solcatori di mari alle prese con sirene anglosassoni del terzo millennio.

Ora che ci penso, non mancherò di raccontare le avventure e le disavventure che mi hanno visto protagonista in ben 5 viaggi nella bella e dannata Corfù. Ma ora tmi limiterò a quel primo viaggio.

Sbarcammo a Kerkira, il capoluogo dell’isola, di primo mattino dopo una lunga traversata notturna cominciata sulle coste di Brindisi. Ma. a differenza di Ulisse. non incontrammo sirene britanniche bensì tre Gorgoni italiane rispettivamente di Bari, Taranto e Matera, che ci guardammo bene dall’invitare ad unirsi a noi. Apena discesi dalla sgangerata imbarcazione, ci incamminammo verso Kiavos a bordo della mia fatisciente panda, nella speranza di trovare un appartamento e un poco di riposo dall’estenuante viaggio.

Non avremmo mai immaginato di trovare il paradiso

Raggiungiamo il luogo prestabilito percorrendo l’unica strada decentemente asfaltata dell’isola, fino alla punta sud. Davanti a noi si apre un paesino deserto e pieno di cumuli di bicchieri e bottiglie di tutte le misure ai lati della strada, una landa di vuoti alcolici testimoni di bagordi già avvenuti. Ma in giro non c’è nemmeno un anima… Guardo Bestia con gli occhi di chi chiede "ma dove cazzo siamo?" ma lui mi rassicura invitandomi a proseguire. Di li a poche centinaia di metri, appena superata una curva protetta da un’alta siepe, dinnanzi a noi si apre uno slargo e ci ritroviamo davanti ad uno spettacolo che rimarra scolpito nella mia mente negli anni a venire: una piazzetta gremita di ragazzi e ragazze di tutti i tipi.

I nostri occhi si soffermano sulle ragazze…

C’è la bionda e c’è la mora, la rossa lentiginosa e la nera coi capelli rasta. Ci sono ragazze che percorrono allegramente un viottolo dal quale si intravede il mare ed altre che prendono il sole su lettini e sedie sdraio intorno ad una piscina. Sono tutte assolutamente differenti tra di loro, in un eterogeneo mosaico carico di incredibile fascino, ma tutte sono accomunate da un unico fattore:

sono tutte in topless.

La libertà della nudità non ha prezzo, specie quando ti diverti pure!Dopo un imprecisato numero di secondi di totale visibilio, io e Bestia asciughiamo la bava, e mentre lui si vanta di essere lo scopritore di quel paradiso in terra, io parcheggio e mi metto alla ricerca di un appartamento. Dovete sapere che nei luoghi di villeggiatura rurali, nella ancora poco svlilupata Grecia – specie se si tratta delle piccole isole che la circondano – esiste ancora la cultura del contrattare il prezzo dell’alloggio. E noi da buoni Napoletani come potevamo farci scappare l’occasione di scovare un appartamento per pochi euro? Sicchè girando e rigirando per il paesino, tra tette al vento e sorrisi, trovammo gli appartamenti di Kristos, un simpatico autoctono trentacinqenne che ci fittò una camera alla incredibile cifra di cinque euro a notte. Una cifra assurdamentre conveviente finchè scoprimmo che era collocato proprio sopra la discoteca, anch’essa di sua proprietà e presagio di notti insonni…

Quando prendemmo posseso della camera, come solito tra maschietti italiani nel paese dei balocchi, scorreggiavamo e ruttavamo come verri da riproduzione finchè non mi affacciai al balconcino per abbordare dall’alto qualche britannica. Proprio mentre cercavo di attrarre l’attenzione di una improponibile scrofa in topless, mi resi conto che l’appartamento accanto era abitato. Due ragazze more abbastanza carine, anche loro con le tette di ordinanza al vento, mi guardavano dal loro balconcino incuriosite mentre esibivo la mia tamarraggine partenopea. Una delle due aveva un seno particolarmente bello: almeno una terza ma che si teneva su come fosse di silicone. Mi lanciai nell’approccio…

io: "Hi! I’m Sevy…"
lei: "I’m Kate…. and you are italian…"

Hmmm – pensai – ha capito che sono italiano… Sentivo di aver toppato alla grande! Già mi aspettavo barriere e scudi spaziali, perciò chiamai in aiuto Bestia il quale, appena sentite le voci, si era materializzato sul balcone già da qualche secondo, come fosse stato teletrasportato direttamente dall’Enterprise di Star Trek… altro che scudi spaziali! Dopo le presentazioni tentai il recupero in stile provolone con qualche battutaccia all’italiana, malamente tradotta in inglese, finchè sparai un ridicolo:

"I was not trying to court that fat girl" (non stavo tentendo di corteggiare quella ragazza grassa – n.d.r.)

Kate, che fino ad allora era sembrata sorridere ed annuire alle mie cazzate, mi guardò con aria severa. Già mi aspettavo una critica per il "fat" (grassa) attribuito alla sua connazionale dall’aspetto suino, ma lei con voce beffarda mi parlò in italiano, con un quasi impercettibile accento sassone:

"Si dice «to hook around»… To court significa corteggiare, mentre tu stai cazzeggiando"

Impercettibili differenze tra divertimento sassone e divertimento italiano...Li per li, mi sentii molto perplesso davanti a tale rivelazione. Ma poi lo stordimento diventò una sensazione strana: mi sentii defraudato di un vecchio cavallo di battaglia. Dovete sapere che sono decentemente portato per la lingua inglese ed avendo buone basi grazie ad una mamma prof di lingue e ad ottimi professori, ero solito fingere di essere inglese con le ragazze italiane in vacanza all’estero. Quell’approccio studiato per stupire la tipa di turno, si concludeva poi svelando la mia vera identità con un "simm e Napule, paisà!" che finiva sempre per essere accettato come un approccio alquanto originale. E sino ad allora credevo, da povero illuso, di detenerne il Copyright. Potete quindi immaginare la sensazione di smarrimento che ebbi quando vidi quel trucco rivolto verso di me. Quella sconosciuta mi aveva preso in contropiede!

Nei minuti successivi scoprimmo che in realtà il trucco c’era solo a metà, dato che Kate e la sua amica dal poco pronunziabile nome di Lindsay erano studentesse della facoltà di Construction & Project Management dell’University College of London, e da ben due anni aderivano al Progetto Erasmus che le vedeva collocate presso il Politecnico di Milano. In pratica parlavano italiano meglio di me e Bestia. Come da manuale prendemmo appuntamento per quella sera, ovviamente per andare a bere qualcosa insieme nel club gestito dal nostro comune padrone di casa. Ma conoscendo l’idea che di solito si fanno le straniere, quando stanno a lungo contatto con i miei connazionali, davo quasi per scontato un sicuro "doppio due di picche" per me e per il mio socio di cuccaggio. Insomma perchè mai avrebbero dovuto perdere tempo con noi mentre avevano centinaia di connazionali inotrno a se?

Le sorprese, invece, dovevano ancora cominciare…

Quella sera, in onore di quell’inaspettato acchiappo, io e Bestia da italiani standard ci preparammo come damerini: jeans all’ultimo grido, scarpetta alla moda, camicia firmata e una mezz’ora davanti allo specchio a pettinare la criniera già abbastanza curata dal parrucchiere a casa. Non ci preoccupammo nemmeno di verificare cosa faceva il resto della popolazione. Perciò quando scendemmo le scale dell’appartamento fummo sorpresi di vedere le nostre due accompagnatrici vestite solo di un bikini, una maglietta e udite udite… le ciabattine da spiaggia!

Ci vogliono scaricare!

Quello fu il mio primo pensiero. Abituato e forse corrotto dlla cultura italiana, gIà m’immaginavo una scusa del tipo "non siamo riuscite a prepararci in tempo e ci sono venute le mestruazioni miracolosamente in contemporanea", ma ogni dubbio fu fugato quando le due ci annunciarono che saremmo andati a ballare altrove. L’ennesimo dubbio mi venne sbirciando la magniettina di Kate. Vidi nitidamente le punte dei suoi capezzoli dare forma alla t-shirt, segno evidente che non portava il pezzo di sopra del bikini. Non mi era chiaro il perchè scomodarsi a non indossare il reggiseno del bikini se ci volevano scaricare, ma appena alzai gli occhi da quella stupenda visione una molto meno bella ma allo stesso modo affascinante si impresse nel mio cervello ormai stordito da tanti pensieri e visioni.

Basta bere e non guidare, il divertimento è garantito!Intorno a noi c’era quella stessa massa di ragazzi che avevamo visto all’arrivo, ma stavolta anzicchè starsene con le poppe al vento, erano in preda ad una specie di frenesia collettiva. Già a partire dall’abbigliamento, si capiva che le abitudini mie e di Bestia erano seriamente messe in discussione. C’era un tizio vestito con il completino dellla squadra del Chelsea, un alto che indossava uno di quei cilindri leopardati tipo quelli che indossa Zucchero Fornaciari, c’era una tizia con una minigonna seduta a terra a gambe aperte e… senza mutandine! Insomma era davvero uno spettacolo senza precendenti. Ma aguzzando un po la vista e muovendo qualche neurone di riserva nel mio poco dotato cervello, realizzai il motivo di quella baraonda umana. Ogniuno di loro, dal ragazzo piu maturo al piu giovincello, dalla ragazza piu grassa alla piu smilza, avevano qualcosa di alcolico in mano. E se dico tutti è davvero tutti! Non importava quale fosse l’alcolio, dalla classica heineken al bicchiere di mojito, dalla lattina di birra alla bottiglia di wiskey, chiunque aveva qualcosa in mano. 

Non è il paese dei balocchi – pensai – questo è il paese degli alcolisti!

Le nostre accompagnatrici ci annunciano che quella sera c’è festa grossa ad un locale chiamato "LimeLight Disco Club" e che non siamo nella giusta condizione vestiaria per partecipare. Io be Bestia siamo costretti a risalire le scale e ad indossare costumino a pantaloncino e t-shirt. Io indosso l’infradito ma Bestia, fedele alle sue abitudini, mette su le scarpette ginniche. In meno di 5 minuti siamo al LimeLight che ci si presenta come uno di quei locali fighetti italiani nei quali per entrare devi lavorarti il PR che non slo prende la percentuale ma che sembra pure farti un favore a metterti in lista.

Piccolo appunto di viaggio per la Grecia: i greci, nostri antichi padri, sono gente furba. Sanno che un britannico medio quando va in un club spende una cifra considerevole in consumazioni sicchè si guarda bene dal fargli pagare l’ingresso. Ed evita anche cose come il pretendere qualche particolare abbigliamento, pretendere l’entrata in coppia o assurdità del genere, tipiche del locale italiano. Anche perchè l’inglese medio, seppur belligerante di natura, raramente s’ammazza di botte col connazionale e quando capita di solito è perchè quello non s’è fatto offrire da bere, a differenza dell’italiano che invece s’ammazza di botte col connazionale perchè quello ha respirato a meno di cento metri di distanza da quella che lui s’è portato nel locale con la speranza che quella poi glie la dia. Non a caso gli italiani non erano ammessi al LimeLight, ma noi passiamo perchè io e Kate continuiamo a parlare in inglese fluente e Bestia sta zitto mentre Lindsay gli parla.

Finalmente ci diviene chiaro il motivo di un abbigliamento così poco trendy degli avventori: questa sera c’è la gara degli indumenti bagnati, e le nostre due amiche vogliono ovviamente partecipare.

Ballare bbriachi, bagnati. Una cosa che consiglio a TUTT!Giusto il tempo di lasciare il borsello col portafogli al guardaroba in cambio di una specie di gettone di plastica con un numero e una clip, e siamo nel club. Anche qui rimasi davvero stupito. Il locale è all’aperto e al suo centro ha una piscina con una pedana centrale dove ballano ragazzi e ragazze con evidente piacere. Alla pedana si accede tramite un ponticello mobile che viene ritirato da un tipo nerboruto con scritta "security" sulla maglietta. Il deejay, che risponde al nomignolo di "Dick" è rigorosamente nudo con in dosso solo un tanga col suo nome di battaglia ricamato sopra. Il menestrello musicale mixa da una consolle sul bordo della piscina e ad intervalli regolari si esibisce in uno strano balletto studiato per mostrare la scritta sul tanga a seguito del quale gira una manopola che attiva delle tubature montate sopra la pedana e appositamente bucate, che bagnano gli avventori sotto di esse. Poi, quale giudice indiscusso, decide chi deve scendere dalla pedana e chi passa il turno per essere nominato vincitore e vincitrice di quella stramba gara. I perdenti si buttano in piscina per raggiungere a nuoto il bordo pista. Il resto degli ospiti del club è intorno alla piscina che balla, alcune ragazze addirittura con le solite tette d’ordinanza al vento. Credo anche di aver visto qui e li qualche ragazzo farsi fotografare con il costume abbassato mostrando i gioielli di famiglia. Insomma uno spettacolo davvero unico.

Davanti a quella scena guardai Kate negli occhi tutto emozionato tentando di ringraziarla con quello sguardo di averci portato in un posto così assurdamente pazzo. Sono quasi certo che lei capì di aver involontariamente compiuto un piccolo miracolo, insomma di avermi svezzato ad un tipo di divertimento al quale non ero abituato. Ok, a ballare andavo, ma mai con la prospettiva di rimanere nudo per fine serata! Ma Kate probabilmente capì anche qualcosa che non avevo nemmeno ipotizzato: partecipare alla gara. Comunica qualcosa a Lindsay e tutti e quattro ci troviamo, trascinati dalle corrispettive, davanti al nerboruto son la scritta securyty che ci spinge sul ponticello per poi tirarselo via.

Ormai è fatta, siamo in ballo e non si torna indietro.

Mentre balliamo Bestia mi comunica di star bestemmiando dentro di se perchè ha in dosso le scarpe e non vuole bagnarsele, ma non ha nemmeno il tempo di dirlo che parte il primo getto d’acqua gelida. Kate intanto si è annodata la maglietta inzuppata intorno alla vita in modo da far spuntare ancor di piu il seno, seppur non c’è ne è davvero bisogno. La maglietta è ormai trasparente e credo che in qel momento ebbi probabilmente una delle mie piu istantanee erezioni che diventò anche una delle piu poderose quando ssciolse il nodo e si sfilò la maglietta bagnata con tanto di applauso del pubblico. Intanto Lindsay non se lo fa ripetere due volte e segue l’esempio dell’amica. In men che non si dica io e Bestia sembriamo inesistenti davanti a quelle due meraviglie della natura. Ma il peggio accade: Mr. Dick dal microfono annuncia che le due sono selezionate e noi altri, tre ragazze e quattro o cinque altri ragazzi ci dobbiamo buttare in piscina lasciando Kate Lindsay una figa bionda e due tipi muscolosi sulla pedana. vengo spinto in acqua.

Quando risalii il bordo della piscina mi sentii proprio come il piu classico degli italiani in una serata sfigata: con quei due fusti li non sarebbero piu scese dalla pedana e noi ce ne saremmo tornati al nostro appartamento con la coda tra le gambe. Sicchè invitai Bestia a bere qualcosa al bar, che almeno era una nuova sensazione chiedere da bere ad un bancone seminudi e tutti grondanti di acqua. Passaggio obblicato al guardaroba col gettone in mano, prendo il danaro necessario e ordino un Cuba Libre. Bestia si fa servire una birra. Solo il tempo di fare il primo sorso che Kate, scesa dalla pedana con dinuovo la maglietta bagnata indosso, mi sfila il bicchiere di mano. Si fa un sontuoso sorso e mi fa con quel suo impercettibile accento sassone: "andiamo a divertirci!".

Già sento puzza di una seconda doccia fredda ma Kate, in barba alle previsioni, mi conduce fuori dalla disco, e via per la strada principale di Kiavos! Perdiamo le tracce di Bestia e Lindsay. e io comincio a perdere le tracce di me stesso. Insomma: sono da qualche ora in compagnia di una pazza che mi eccita un casino e fin’ora non l’ho nemmeno approcciata! Credo sia quello il momento in cui un uomo fa i conti con il suo ruolo, e mai come in quel momento mi sentivo come aver perso il solito ruolo del conquistatore. Insomma ero in piena euforia con una ragazza bella e pazza con la quale mi stavo divertendo "alla pari", senza dover inventare nulla, senza dover fingere niente, anche perchè non me ne dava il tempo e sopratutto perchè di certo non sarebbe servito a nulla.

A questo punto invito tutti i lettori maschi a fare un punto della propria vita sentimentale e sessuale, perchè nel mio caso quello fu un momento di svolta epocale. Capirete poi il perchè.

Cerco nel mio vuoto mentale di trovare un modo, un approccio verbale adeguato atto alla conquista di Kate. Purtroppo, complici l’euforia e l’alcool, l’unica cosa che mi esce è un triste e melanconico "andiamo sulla spiaggia?" quasi come quei ragazzetti che cercano di approcciare le controparti a suon di luoghi comuni come "il dolce rumore del mare" e "che belle sono le stelle"! A quel punto Kate, come suo solito, mi stupì per la quinta volta da poche ore che la conoscevo. Mi diede la risposta che chiunque avrebbe voluto. Modulò il suo simpatico accento britannico e disse:

"Sulla spiaggia c’è la sabbia… meglio il letto"

In men che non si dica mi trovai sul mio letto con il bicchiere di cuba libre in una mano e il pacchetto di profilattici nell’altra. Quella sera ci divertiimmo un casino, e a giochi finiti, quando pensavo già ad un dolce sonno abbracciato al quel fenomeno della natura, Kate rimodula quella cazzo di vocina e mi fa:

"mica vuoi dormire?"
e io
"perchè, che vuoi fare?"
e lei ancora
"non ho ancora bevuto niente".

Insomma ci rivestimmo con la stessa velocità con cui ci spogliammo ed andammo nel locale del nostro padrone di casa per bere come spugne. Credeteci o no lo facemmo per ben tre volte! Su a trombare e giu a bere, su a trombare e dinuovo giù a bere. Una nottata che sarebbe stata da incorniciare e da mettere negli annali già di suo. Ma quella era poco meno che la punta dell’iceberg.

Nuove sorprese mi aspettavano, ma questo ve lo riporto domani nella seconda parte perchè mo vado a cucinare.

La Meretrice ed il Gigolò…

Pubblicato: 31 dicembre 2008 in Senza Categoria

American Gigolò, la Meretrice ed il Gigolò...Lei: Stasera voglio proprio divertirmi! Bel giovane vieni con me?

Lui: Ehm, gentile signorina, io sto lavorando…

Lei: Beh visto che siamo colleghi, divertiamoci senza spesa e senza impegno…

Lui: Senza spesa è ok, ma senza impegno non riesco. Sa, di solito per me la mancanza di spesa implica un impegno, seppur lieve…

Lei: Spiacente tesoruccio, io sono quel che sono, gli impegni non sono per me

Lui: Allora tutto ciò che le posso offrire, signorina, è una prestazione gratis.

Lei: Vada per la prestazione gratis! Tanto di amici ne ho quanti ne voglio. Mi basta uno schiocco delle dita!

Lui: Beata lei signorina, io invece sono solo, tremendamente solo

Lei: La solitudine è per i deboli, le amicizie per i forti.

———- Dopo aver consumato ———-

Lei: Ciao bello, e grazie per la serata. A mai piu rivederci.

Lui: Non mi ringrazi signorina, ringrazio io lei d’avermi dato prova del suo disinteresse. Ora so ancora meglio cosa cerco.

Lei: Bene! Oltre ad essermi divertita ho anche fatto del bene! Adièu…

Lui: Signorina dimentica le sue mutandine…

Lei: Sono rotte, tienitele pure.

Lui: No, signorina, sono perfettamente integre e sono le sue. Vorrei restituirglele…

Lei: Quelle sono usate, vecchie, puoi buttarle. Me le farò ricomprare da qualche mio amante… Addio.

———- Qualche tempo dopo, il telefono squilla a casa di lui ———-

Lui: Pronto?

Lei: Ridammi le mie mutandine!

Lui: Ehm, signorina, io volevo ridargliele, ma lei ha detto che erano vecchie e non le servivano. E dato che non servivano nemmeno a me, le ho buttate via. Non sapevo che farmene

Lei: Brutto stronzo! Rivoglio immediatamente le mie mutandine!

Lui: Vorrei tanto poterle essere utile, signorina, ma davvero non so che fare. Tant’è che le ho buttate via seguendo il suo consiglio.

Lei: Perchè sei così insensibile? Io sono rimasta senza mutandine e tu non me le ricompri!

Lui: Signorina, vedrà che se cerca bene nel suo armadio qualche vecchia mutandina la troverà. Ce ne sono sempre di vecchie…

Lei: Ma io non voglio una vecchia mutandina! Io voglio le mie mutandine e nuove di zecca!

Lui: E allora perchè chiama me, signorina?

Lei: Perchè tu le hai buttate!

Lui: Ma le ho bttate dopo la sua richiesta. Non ha provato a chiamare qualche suo amico, quanche amante? Magari glie le ricompra…

Lei: Quelli se ne fregano! Una botta e via, poi non mi cagano più. Tu invece dicesti che per te la mancanza di spesa…

Lui: …si, ma le dissi anche che non può esserci mancanza di spesa e mancanza d’impegno. Sono un essere umano, mica un robot…

Lei: Si ma io ora mi sento sola senza le mie mutandine.

Lui: La solitudine è per i deboli, le amicizie per i forti…

Si, il Bacardi è buono… ma dalle mie parti non è mica così fashion e trendy! Così ho riadattato un po lo spot, per farlo quadrare con la zona Napoli Caserta 🙂

Per scaricare il video in uno dei formati
click col tasto destro e salva oggetto con nome
Filmato DivX (condivisione P2P)
 – Filmato wmv (Windows Media Player)
Filmato mpg (Windows Media alta qualità) 
Filmato mp4 (formato per iPod)
Filmato 3gp (formato per cellulare)
Filmato flv (Macromedia Flash Player)

L’avevo promesso e lo faccio! Magari con 48 ore di ritardo, ma eccomi a scrivere della donna-intelligente, sperando che i miei 2 o 3 (forse esagero) lettori ne possano godere, o almeno trarne qualche forma di beneficio. Sinceramente, lo dubito.

Premessa:
questo è un blog – sono furbo eh? – ergo, può trasmettere solo con il potere dello scritto. Ma non del tutto. Infondo siamo nell’era digitale – che non significa l’era della stimolazione manuale delle parti basse – sicchè oltre allo scritto, si possono includere elementi di tipo multimediale. Sarebbe bello poter dirigere un video che descrivesse ciò di cui mi appresto a raccontare, ma dato che non sono un regista e che se lo fossi non starei di certo qui a scrivere, utilizzerò un espediente narrativo, grazie ai potenti mezzi messi a disposizione da youtube. L’escamotage consiste nell’utilizzare alcuni filmati evocanti semplici concetti, i quali poi vanno a collegarsi allo scritto. Il lettore attento dovrebbe di norma vedere tali filmati non prima, ne dopo la lettura del testo, ma di pari passo con il loro posizionamento nella pagina. E non permettetevi di non guardarli, che per metterli su ho fatto una faticaccia!

Trattasi infatti di spezzoni appositamente selezionati ed accuratamente tratti da un telefilm di ultima uscita, dall’evocativo titolo Californication, che su queste righe c’azzecca moltissimo. Ma non lasciatevi fuorviare! Si tratta soltanto di dare una sensazione, piuttosto che un’ambientazione alle mia parole. D’altra parte non è un segreto che oltre a scrivere una marea di cazzate, non sia nemmeno bravo a scriverle. Quindi perchè non farsi aiutare dai video?

Fatta questa doverosa spiegazione, mi permetto di aggiungere al post anche la categoria della donna-stupida, non foss’altro che per completezza di narrazione. Capirete poi il perchè…

donna stupida
Non me la sento, in questo caso, di usare il termine tipologia, poichè di tipologia non si pùò parlare. Già perchè, contrariamente a quanto staranno pensando i più maliziosi, io di donne stupide ne ho incontrata solo una. Ad onor del vero, non credo si potesse nemmeno classificare come donna, ma essendo dotata di tube di Falloppio, quindi capace di procreare, secondo la moderna biologia ella è è classificabile almeno come femmina di Homo Sapiens.

E non è che fosse brutta. Anzi. 

E’ stata forse una delle donne più belle che io abbia mai conosciuto. Probabilmente troppo bella per me. Infatti avrei dovuto sospettare qualcosa sin dall’inizio, ma non sono così furbo come pensate. Tanta era la differenza estetica che potrei dichiarare, se il paragone non risultasse offensivo, che io sto a lei come Alvaro Vitali sta ad Edwige Fenech. Offensivo, s’intende, per Alvaro Vitali.

A questo punto, bisogna vedere il filmato.

Direte voi: e che ci azzecca sto filmato? A parte il finale con "profanami" (che ho lasciato intenzionalmente per poi parlare della donna intelligente) direi che la donna descritta nel filmato rientrasse perfettamente in colei che chiameremo Lucy, in onore dell’omonimo fossile di Australopithecus afarensis del quale la nostra protagonista ricalcava solo l’innata capacità di camminare su due zampe.

Evoluzione della donna...Se c’è stata una sola volta in cui ho messo in seria discussione l’esimio Darwin e la sua teoria dell’evoluzione, è stato quando ho conosciuto Lucy in occasione di una serata in pizzeria. Piu che conosciuto dovrei dire che sono stato truffato. Un amico, infatti, che frequentavo allora – avrò avuto non più di 23-24 anni – non era automunito, e pare avesse trovato in me il perfetto chauffeur. Si da il caso, infatti, che l’abitazione  della fidanzata di costui fosse sulla strada che collegava casa mia con la sua. L’abitudine era quella di passare a prendere la fidanzata per poi andare a prendere lui ed uscire tutti insieme. E dato che non si trattava di poche centinaia di metri, l’amico pensò di sugellare quella forma non scritta di accordo, piazzandomi con la sorella della sua metà. Io, seppur non sia stato mai propenso alla monogamia, quando vidi Lucy scendere di casa in compagnia della sorella mi feci abbindolare dall’inganno.

In quel momento Lucy è una specie di visione. Una donna statuaria ed al contempo dai movimenti sinuosi, un viso angelico adornato da stupendi capelli rossi. Porta grandi orecchini a cerchio, trucco pesante e qualche ettolito di profumo. Indossa un microvestitino che non lascia dubbi e – meraviglia delle meraviglie – un paio di sandali sberluccicanti dal tacco altissimo che tradiscono caviglie mozzafiato ed una pedicure degna della più riverita tra le principesse d’Oriente. Insomma una dea della bellezza, che scende le scale di una normalissima casa anzicchè dalle ripide pendici dell’Olimpo.

Purtroppo l’Afrodite condominiale ha lo sguardo vacuo e fisso nel vuoto, tipico degli psicotici in terapia. D’altronde va da se: cosa ci faceva una ragazza del genere nella mia auto, azicchè con il bellone di turno Ferrarimunito, se non avesse avuto qualche problema? Ma si sa: il sottoscritto non è un’aquila nel capire le donne e quell’insignificante dettaglio non lo spaventa piu di tanto. Dico tra me e me che forse è la volta buona che la dea della cornucopia (quella vera) si sia finalmente degnata di darmi il fatidico bacio.

Mi sbaglio di brutto.

Già durante il viaggio di andata Lucy, bella e luccicante, comincia a dare i primi segnali di pericolo: non parla. Che per una donna, a meno di una laringectomia, è un fatto abbastanza strano. La sorella di Lucy infatti, dal retro del mio semovente, blatera cose incomprensibili verso la consanguinea circa una presupposta relazione amorosa di una tale amica che pare sia l’ultima delle loro conoscenti appartenente alla stirpe delle non-accoppiate. L’ultima, tranne Lucy. Ma proprio mentre il mio unico neurone sta percependo quel particolare, Lucy si gira a guardarmi, con quell’occhio vuoto eppur adornato da tanta avvenenza. Quel movimento, infatti, fa si che il suo microvestitino si riduca ad una cintura e che il mio basso ventre prenda il controllo della mia coscienza.

Quando si dice che gli uomini ragionano a cazzo…

Arrivati in pizzeria, comincia a farsi chiaro l’arcano che circonda la personalità di Lucy: non ce l’ha. No, non capitemi male, non è che le manca l’apparato uro-genitale. Piuttosto le mancano le facoltà per usarlo, la personalità appunto. Già perchè dietro quella stupenda mise di memoria boccaccesca si nascondono 22 anni di niente. E per niente intendo proprio niente.

Tanto per cominciare, a fare la pizza con noi c’è Marvel (soprannome) con la fidanzata. Marvel non solo è di buona compagnia, ma è anche un buon intrattenitore, uno di quelli che ti fa davvero divertire a suon di barzellette, freddure e battute. Tanto bravo che da piccoli girava voce – poi rivelatasi falsa – che un amico della combriccola fosse morto a causa delle risate provocate da una sua barzelletta. Si svelò poi che il defunto si era invece trasferito a Milano con i genitori. Magari morire dalle risate no, ma era bravo, tanto che la sorella di Lucy in uno scoppio di riso espulse un frammento di pizza da una narice. Il che non fece altro che rincarare la dose di risate tra gli astanti.

Tutti tranne che Lucy.

Non che fosse immune alle battute, ma si limitava a sorridere in modo strano. Innanzitutto le sue esternazioni erano risatine a denti stretti, più sorrisi che risate vere e proprie e poi erano sempre accompagnati da quello sguardo che sembrava pensare a tutt’altre cose. Un particolare era il piu inquietante di tutti: ogni volta che Marvel faceva una battuta, mentre tutti scoppiavano dal ridere, Lucy si guardava intorno e solo alcuni istanti dopo faceva quel suo strano sorriso misto allo sguardo pieno di pensieri. Soltanto dopo presi coscienza che i pensieri non c’entravano nulla…

Verso la fine della serata decisi di interloquire un po più intimamente con Lucy, tanto per capirci qualcosa in quella che sembrava una specie di personalità inpenetrabile. Di parole non ne proferiva tante, anzi parlava a monosillabi tanto che dvovetti dar fondo a tutta la mia immaginazione per capire che la ragazza, dopo aver lasciato gli studi superiori, aveva deciso di darsi da fare.

 Ma era davanti ad un dilemma: lavorare nel negozio di abbigliamento della madre o metter su famiglia?

Ora, corregetemi se sbaglio, ma a me non risulta che metter su famiglia corrisponda a percepire uno stipendio. Che per le donne sia diverso? Di sicuro, nella sua mente, le due cose coincidevano. Tanto che l’avvenente futura moglie era alla ricerca di un potenziale marito, perchè – così disse – "mi ci vedi a vendere vestiti, io che li dovrei indossare?". Ci vollero pochi minuti di conversazione, e tanta fantasia, per realizzare che la ragazza viveva in una specie di realtà parallela. Una realtà nella quale – secondo lei – un non ben identificato principe azzurro dotato di destriero l’avrebbe dovuta rendere la regina del castello, con tanto di ancelle a riverirla e di principini nati grazie allo stregone che abitava la torre nord del maniero. Fuor di metafora, la povera illusa cercava un marito economicamente conveniente pronto a sposarla e a fornirle la donna di servizio. In quanto ai riti magici, ella dichiarò: "si ma figli solo con l’utero in affitto". Insomma la principessa non voleva farsi carico nemmeno della procreazione, che forse vedeva come una cosa fuori dalla sua portata. Ma alla sua portata vedeva me, forse perchè tradita dalle parole del cognato o forse perchè la sorella le aveva ricordato d’essere rimasta l’unica senza consorte. Chi di voi starà pensando che io volessi cogliere l’occasione per far mia la mentecatta si sbaglia. Approfittare di una cerebrolesa non è un’azione di cui vantarsi. Ma sopratutto che gusto ci sarebbe stato? Infatti non ce ne fu bisogno. Fece tutto lei. Mi confessò che mi trovava "interessante", e che il cognato non si era sbagliato ad invitarmi. Sinceramente pensai l’esatto contrario, ma l’idea di essere sedotto da una tipa fermamente convinta di essere l’eroina di una fiaba dei fratelli Grimm, suscitò in me una specie di fantasia erotica preadolescenziale.

La fantasia era destinata a morire di li ad un’ora.

Quando accompagnai le due sorelle, Lucy avvertì la congiunta che si sarebbe trattenuta con me per qualche minuto. Furono i minuti più esilaranti e inconcludenti della mia vita. Perchè magari non ero in auto con un’aquila, ma almeno ero con una gattina dalle movenze eccitanti. Anche i suoi occhi, sembravano aver assunto una qualche forma di espressione. E la gattina non si fece pregare. Si lanciò su di be con un appassionante bacio. Verificato il concreto interessamento della ragazza e la sua scioltezza pensai bene di passare alla fase petting, ma non ebbi manco il tempo di allungare una mano che lei si ritrasse quasi spaventata. Gli occhi fornarono alla loro espressione vacua e stizzita, disse cotante parole:

"…Ma per chi mi hai preso? Mica sono una di quelle io! La verginità è una cosa importante!"

Ne seguì una mia fragorosa risata, che ebbe come effetto la sortita della ragazza dall’abitacolo, che ricomponendosi disse l’ennesima frase che si è scolpita per sempre nella mia mente:

"Tutti uguali gli uomini! Pensano solo a quello!"

In quel momento pensai che dopotutto mi ero sbagliato. Non è vero che la ragazza era un essere inutile. Dopotutto mi aveva strappato una risata, seppur in maniera così tragicomica. Per i più curiosi, da fonti certe (la sorella) risulta che Lucy, ora 29enne sia ancora alla ricerca spasmodica di un consorte. Mentre molteplici fonti molto meno attendibili la darebbero ancora per vergine. A voi credere alle parole del popolo. Ma si sa… Vox populi vox Dei

Giuro che domani scrivo della donna intelligente. Ma ora sto morendo di sonno…

Ed io che m’impegno tanto a trattare temi seri come la prostituzione e le modalità con cui debellarla. Ma si sa: categorizzi un uomo e quelli si identifica, ma categorizza una donna e… apriti cielo! E giù con "Non sono mica come le altre io!". Quindi come promesso alla fine di questo post eccovi la sua integrazione tanto attesa e tanto reclamata dai commenti, a proposito di due "omissis", cioè la donna sono come sono e la donna intelligente, ovvero: l’onestà dell’amore è il vero senso della vita…

Partiamo, doverosamente, dalla più reclamata cioè la donna "io sono come sono". Come al solito, pur pralando di vita vissuta, chiameremo le protagoniste FrancAlberta, FrancElena FrancAntonia e FrancAstolfa sennò la madama mi si viene a prendere fino a casa per oltraggio alla privacy femminile. Se poi succede che non solo ti riconosci nella tipologia ma ti chiami pure FrancAstolfa, tesoro mio… fatti una corsa all’anagrafe!

Tipologia "io sono come sono"
Io sono come sono... ma vallo a capire!Non esiste una catalogazione vera e propria, perchè per quanto possiate cercare non troverete mai una donna capace di ammettere che anche un singolo pregio, un difetto, un vestito, o solo una unghia finta possano mai essere comuni a lei e ad una del suo sesso. Secondo lei ogni donna è unica ed irripetibile. Ma sopratutto è convinta di default che quelli dell’altro sesso siano, al contrario, soltanto dei cloni di qualche primordiale capostipite il cui stampo continua a lavorare a pieno ritmo. Inutile dire che per lei esiste uno ed un solo corrispondente "grande amore eterno". Tant’è che molto spesso questa tipologia ha una specie di predisposizione naturale alla storia a lungo termine, che nella maggioranza delle volte sfocia nel tanto agognato matrimonio.
Soluzione:
Avete presente Il diario di Bridget Jones? Si, lo so che non vedreste mai un flm del genere, ma mi ci portarono con l’inganno, e poi le ho ringraziate, perchè da quel film ho imparato tanto. In parole povere basta comportarsi come Hugh Grant: voi ve la trombate e Colin Firth se la sposa e se la tiene sul groppone.
Tempi per portarla a letto:
Bibblici! (Non a caso era un "omissis" voluto…)

Per capirci: è quel tipo di donna che se tu vai da lei solo perchè istintivamente è bona e speri di limonarci, o nel migliore dei casi speri di fartela, le da te pretende la sincerità. Vuole che tu glie lo dica, perchèle ammette che tu possa pensarlo, ma poi inevitabilmente ti dirà:

Apprezzo la tua onestà ma "io sono come sono" e visto che tu "sei come sei" io e te non si può fare nulla.

Da aggiungersi, come proposto dai miei lettori e sopratutto dalle mie lettrici, che la donna "io sono come sono" desidera esclusivamente l’uomo "io sono come tu mi vuoi" (razza la cui esistenza è ancora da dimostrarsi) che però oltre a diventare inevitabilmente l’uomo "io ero quel che ero"  finisce per tendere all’uomo "chi cazzo me lo ha fatto fare". Beate le donne che riescono a concepire tutte queste trasformazioni…

Ma visto che vi voglio bene, a questa categoria ci aggiungo anche le esperienze personali, come promesso. Vi chiedo solo lo sforzo di immaginare me in diversi periodi della mia vita; già… perchè FrancAlberta, FrancElena, FrancAntonia e FrancAstolfa sono venute fuori, in tempi assolutamente distanti tra loro.

Cominciamo con FrancAlberta che io intitolerei "così impara quello stronzo!".

Bona in moto, ovvero messo in moto da una bona.Liceo Scientifico, secondo anno scolastico e appena 16 anni compiuti da qualche settimana. Andavo a scuola con il mio mitico Tuareg della Aprilia che sebbene 50cc sembrava una moto da grandi. FrancAlberta di anni ne aveva 15 e sedeva a due banchi di distanza da me e dal mio compagno di banco FrancErnesto del quale, a detta sua, era innamorata alla follia. Non era raro infatti che l’anziana prof. di latino la riprendesse quando si imbambolava a guardare l’oggetto del suo desiderio. Mi capitava spesso di prenderla in giro per quell’espressione da inebetita, ma a lei non dispiaceva, perchè sosteneva che fossi suo amico sicchè le dovevo far notare queste cose e possibilmente darle una mano a conquistare l’amato. 

FrancErnesto, poveretto, non era un’aquila sicchè la povera FrancAlberta ci mise un po a convincerlo a "stare insieme", come si diceva a quei tempi. Fatto stà che una torrida mattina di fine giugno, durante l’ora di educazione fisica, mentre mi dilettavo a calciare con gli amici, tra un tiro in porta ed un passaggio di testa notai la coppietta appartarsi dal lato del parcheggio dei professori. Da quel momento… il buio! Non ho mai saputo cosa successe in quei 4 o 5 minuti di "imboscaggio", so solo che al ritorno la sedicente amica si sedette ed aspettò la fine dell’ora, e quando il Prof ci intimò la ritirata in classe, mi si avvicinò furtiva e disse un sibillino: "dopo ti devo chiedere una cosa…".

Alle 13:20 avevamo già varcato le porte a vetri del liceo, e mentre mi accingevo a togliere il pesante catenone che legava la moto al cancello di recinsione, FrancAlberta mi chiese un passaggio per casa "perchè ho perso il biglietto del bus". Mi carico la tipa in sella, le affido il mio zainetto e manco persorsi 700 metri tra macchine di genitori in fila e autobus stracolmi di studenti lei mi fa "Fermati!". Non si dica mai che il sottoscritto non rispetta il volere femminile! Così mi fermo all’incrocio nella strada che porta alla stazione, metto il cavalletto e faccio per girarmi in modo da scendere dall’imponente cinquantino e…. ZAC! FrancAlberta mi tira almeno 6 centimetri di lingua in bocca. Passati quei 30-60 secondi di puro piacere da limonata, lei si tira indietro e fa: "…ma perchè FrancErnesto non bacia come te?!?". Io più perplesso che stupito "Boh???"… e lei, con un filo di vendetta nella voce: "così impara quello stronzo!" e mi rificca la lingua in bocca…

Passiamo a FrancAntonia e FrancAstolfa, che io intitolerei "la mia vita è come un film…"

Prima e dopo :DSapete quei giovincelli che tentano a tutti i costi di fare i grandi uomini? Beh, io e Cocò (per carità, non si chiama così) ne eravamo la perfetta immagine. Correva l’anno del signore 1999, e noi cazzeggiavamo in coppia: due amici 23enni, universitari, perennemente allupati, ma stavolta a cavallo della mia Fiat Bravo vecchia di zecca dal terzo proprietario. Era la serata del "cazzeggio al multisala", e come si poteva dire di no ai fratelli Wachowski che ci deliziavano stavolta con il grande "Matrix"? Parcheggiamo e mentre facciamo la fila ber i biglietti (rigorosamente a metà prezzo con sconto universitario) si sente una voce da lontano che fa "Ua! Non ci credo! Ma sei proprio tu??? Sevyyyyy!!!!"; mi giro di scatto e vedo una figa con stivaletto nero dal vertigionoso tacco a spillo e jeans attillatissimi che viene verso di me a braccia aperte.

Li per li pensai che fosse una candid camera ma quando un po perplesso le faccio "Ciaooo! Da quanto tempo…" per schivare la sicura figura di merda di non ricordarne il nome, lei mi fa "Stavo per fare una figuraccia… Avevo scambiato il tuo amico per FrancArturo, quello che chiamavate <<il teschio>>". E li mi si apre l’album mentale dei ricordi! E’ FrancAntonia, quella tipa grassa come una balenottera che, quando avevo poco piu di 14 anni, mi correva dietro ogni santa sera che ci riunivamo a via Squarcioni… Porca puttana quanto s’è fatta bona!!! E le faccio "Beh… ma lo sai che sei cambiata un casino?!?" e lei "Eh si, sai la pubertà ti trasforma… ma anche FrancAstolfa è cambiata un casino! Aspè, la chiamo… FrancAstolfaaaaaaa….". Manco il tempo di ricordarmene e mi si para davanti l’ennesimo ricordo di fanciullezza: anche FrancAstolfa, che all’epoca era una specie di brufolo con una ragazzetta in mezzo, è diventata proprio bona…

Che dire? Due esempi di come la natura a volte si rende conto dei suoi errori e li corregge! Intanto sono stati fatti i convenevoli tra Cocò e le mie due vecchie amiche, e siamo sotto la biglietteria quando loro acquistano i tickets per vedere "Gioco d’amore", una di quelle puttanate con Kevin Costner che tanto stanno a cuore alle donne. Ricordo bene quel momento perchè pensai "Beh…si saranno fatte pure bone, ma a quanto pare sono rimaste sempre melense e sdolcinate". Ad ogni modo ci invitano a vedere il diabetico film, ma noi gentilmente rifiutiamo e ci congediamo per lanciarci alla visione del preferibile Matrix.

Dopo 130 spettacolari minuti di film, prima di riprendere la strada di casa, ci fermiamo al bar del multisala a bere una coca, e li ci si ritrova dinuovo con FrancAntonia e FrancAstolfa che vengono a salutarci. Come di buona norma si fanno quattro chiacchiere in compagnia durante le quali, vengo a sapere che FrancAntonia s’è fidanzata con FrancOrazio, vecchia conoscenza di via Squarcioni, nonchè mio collega di liceo alla succursale, che ora fa il carabiniere. Pare che FrancAntonia sia follemente innamorata di FrancOrazio da ben 5 anni e dato che lui già lavora ed ha anche un paio d’anni piu di lei, stanno seriamente pensando di andare a vivere insieme. Tutto ciò potrà avvenire appena lei si sarà laureata in psicologia e lui avrà trovato una casa in affitto. Scopro anche che FrancAstolfa sta ancora con FrancUgo, e ci sta  da 8 interminabili anni. La serata si conclude con l’immancabile scambio dei numeri telefonici che poi nessuno userà mai.

Viva le donne al bar e le barwomen!Ma sapete come si dice… Mai dire mai! Tanto che la settimana successiva, mentre sono in compagnia del fido Cocò, mi arriva una telefonata di FrancAntonia che mi fa "Sevyyyyy! Te l’avevo detto che ti chiamavo! Siamo io e FrancAstolfa, ti va un caffè?" e io "Tesoro! Mica ti dispiace se ho compagnia? Sai, quì con me ci stà Cocò…". ZAC! Silenzio di 30 secondi e una voce di fondo che riesco a distinguere come quella di FrancAstolfa. E poi… "Sevy… FrancAstolfa deve tornare a casa presto. Magari stò caffè ce lo prendiamo domani, chiedi a Cocò se gli va…". Un cenno a Cocò e la conferma arriva in un attimo. "Ok, a domani! Dimmi solo posto ed ora!". L’indomani, trascorriamo una felice serata al bar, durante la quale si fanno sempre piu evidenti gli interessi di FrancAstolfa per l’aitante Cocò e mentre i due cercano di flirtare sperando che io e FrancAntonia non lo notiamo, la comuinicazione tra me e la mia ex-grassa amica, rimane sul livello di "tra poco vado a convivere". Ma dopo un Lemon Soda ed un Aperol la conversazione si fa un po piu piccante perchè lei ha avuto la brillante idea di schiacciare la sua generosa quarta misura coppa-C con un giubbetto dal colletto in pelo e dalla scollatura molto generosa. ovviamente lei finisce per notarlo, perchè le donne per queste cose pur avendo il 6° il 7° e pure l’8° senso per accorgersene, usano sempre la vista!

Così ad un tratto lei mi fa "Ma che fai? Mi guardi le tette???" ed io, con tutta la sincerità di cui sono capace "Se avessi saputo che erano così belle, l’altra sera avrei guardato il film insieme a te!". Non vi racconterò tutta la serata, ma basterà dirvi che da quella battuta nacque uno scambio di ignobili provocazioni a base cinematografica del tipo:
(lei) "Si, mi sono diventate molto Titanic"
oppure (io) "Per queste tette mi farei Sette anni in Tibet"
o ancora (io) "Non ti ricordavo così Lolita"
e ancora (lei) "Beh… sai, Quancosa è cambiato".

Sesso in autoInsomma per farla breve finiamo tutti in macchina. Furbescamente metto Cocò alla guida (tanto la Bravo è vecchia di zecca) e prima delle 11 stiamo trombando tutti in allegria. Davanti Cocò con FrancAstolfa che geme nella maniera piu silenziosa che io abbia mai sentito e FrancAntonia che si avvita violentemente su di me ricordandomi quanto ben di dio la natura possa dare al petto di una donna. Ma il bello arriva alla fine dei giochi, quando è ora di riaccompagnarle a casa. FrancAstolfa sibila qualcosa all’orecchio di FrancAntonia, la quale fedelmente ricompone la frase dell’amica nel seguente modo: "Ragazzi, ovviamente stasera non è successo niente! Mi raccomando… se dovesse accorgsene qualcuno sono guai!" ed io rivolgendomi ironicamente a Cocò "Perchè? Ti sei accorto di qualcosa?". Un minuto di imbarazzante silenzio e poi la timida vocina di FrancAstolfa ci chiede: "Che fate mercoledì? Noi andiamo al cinema…", e prontamente io e Cocò: "E allora… mercoledì cinema!!!". Nel congedarci, in un innaturale tentativo di gentilezza mista a simpatia, FrancAntonia mi fa "Sevy, sei un pazzo! Come sempre, con te la mia vita è come un film"…
"Si…"  penso tra me e me  "un film porno"…

Ed infine FrancElena che senza mezzi termini intitolerei "…con te vado a letto… ma lui lo amo!"

FrancElena è recente, meno di un’anno e mezzo fa. I fatti si svolgono quando sono a qualche mese da compiere i fatidici 30 anni, l’allupamento si è trasformato in una doviziosa selezione, mi sono fatto casa per conto mio e la Fiat Bravo vecchia di zecca è diventata un Mercedes C220 Coupè nero con TV e lettore DVD. All’epoca frequentavo una palestra (non quella attuale), che con un gioco di parole chiameremo "Officina del Porco" onde evitare la famigerata legge 675/1996 sulla privacy. E vi dirò che mai nome fu più azzeccato per una palestra, vista la strabordante presenza di figa e l’altrettanta immensa quantità di "uomo-suino" che c’ho incontrato, categoria dalla quale prendo le debite distanze da sempre.

Allenamento Sexy Workout :DAnche FrancElena, stupenda cavallona 37enne, frequentava l’Officina, ma in giorni della settimana diversi dai miei. Infatti mi capitava di vederla abbastanza raramente, molto probabilmente solo in quelle occasioni in cui le capitava di saltare il turno Lunedì-Mercoledì-Venerdì. Credo che nei primi 3 mesi di Officina Suina l’avrò vista non più di 5 volte, di solito il Giovedì, e di averci parlato per non più di 10 minuti in totale. Ma ricordo perfettamente quando le feci i complimenti per gli addominali. Ce li aveva a dir poco perfetti, manco un po di pancetta, neanche un filo di fianchi. Insomma un gran bel pezzo di 37enne! Ovviamente i miei complimenti le fecero molto piacere, tanto che notai un sorriso che tradiva qualcos’altro. Ma la scoperta fu che quando risposi al sorriso e rincarai la dose di complimenti, la sua risposta fu "…si, ma questi addominali sono già prenotati", lasciandomi intendere l’invito ad abbandonare ogni forma di approccio, causa una relazione in corso.

All’officina c’era anche Socrata, che chiameremo così non tanto perchè in ogni suo discorso tentava di fare la filosofa al pari del suo omonimo teorizzatore dell’etica, quanto per il fatto che mi ricordasse inevitabilmente l’altro suo omonimo, il calciatore brasiliano Sòcrates, forse a causa dei suoi folti e ben mantenuti baffi. E dato che non sono un sostenitore del detto "donna baffuta sempre piaciuta" mi affidai al più saggio detto popolare "donna brutta è sempre piena di amiche bone".

Ugly Betty - la vera identità di SocrataSocrata infatti è tutt’ora una esimia esponente di quella categoria femminile delle cosidette "donne organizzatrici", di quelle che si mettono a capo, o comunque nell’organizzazione, di qualsiasi evento. Una specie di ragionier Filini al femminile. Che si tratti di una manifestazione politica o di una spaghettata al risorante, lei è sempre li pronta a prenotare, a pianificare e sopratutto ad invitare. Eh si perchè quel che potrebbe sembrare un gesto di spontanea dedizione, altro non è che un mero tentativo di trovar marito. Non ci credete? Beh io sono stato a due cene organizzate da Socrata, e "casualmente" in ambedue c’erano soltanto coppiette e singles maschi, con Socrata che faceva da unica alternativa ad eventuali soluzioni di autoerotismo. E fui invitato proprio ad una di queste cene, complice il fatto che due tra le piu avvenenti frequentatrici della palestra sarebbero state tra le invitate: Mazzinculo (detta così perchè è molto bona ma molto altezzosa, di quelle che sembrano camminare con un elemento ligneo conficcato nel colon) e FrancElena. Già perchè Socrata spesso usava le sue "amiche della palestra" come esche per ignari uomini che vedeva come suoi inconsapevoli spasimanti. Ed io ci cascai come un fesso.

La cena "della palestra" era a casa di Socrata, e gli invitati erano due coppiette e tre singles tra cui il sottoscritto. Tralasciando i due miei compagni di sventura nelle grinfie della baffuta padrona di casa, mi concentrai sulle coppiette, cercando di evincere quanche informazione per dare un senso a quella serata. La coppietta di fidanzatini numero 2 era composta da Mazzinculo e corrispettivo fidanzato mentre la coppia numero 1, quella di mio interesse, altri non era che FrancElena e rispettivo marito, che da ora in poi chiameremo per convenzione "Muflone". Muflone mi si presenta come uno scialbo 41enne, magrolino e quasi calvo, con un vestito semi-classico sul marroncino cacca e un viso inespressivo, tipico di quelle foto che spesso si vedono al TG del tizio che stermina la famiglia a fucilate e poi si va a costituire dicendo "…li ho uccisi perchè li amavo troppo…".

MufloneLa serata, infatti, si preannunciava da suicidio collettivo per i singles, mentre prendeva le pieghe da chiacchiericcio su vita di coppia e matriminio per la padrona di casa e le due coppiette. Così pensai bene di accendere un po gli animi con qualche battuta provocatoria, creando l’occasione per l’eterno scontro tra i sostenitori della vita da single (noi tre sfigati) e i sostenitori della vita di coppia (le due donne accoppiate e la padrona di casa), lasciando i due poveri accoppiati come ignari giudici di una sentenza già pronunciata. La mia esperienza personale insegna che l’uomo acoppiato benchè ben ammaestrato a difendere i valori del matrimonio e della convivenza, quando si trova davanti alla memoria della sua ex-libertà ha la naturale tendenza ad incazzarsi. Al contrario, la donna accoppiata pur difendendo a spada tratta la sudata estorsione del fidanzamento e del matrimonio, tende a ricordare il romanticismo della vita da single corteggiata, seppur non lo ammetterà mai pubblicamente. Proprio su questa leva tentai la mia carta vincente.

Non ricordo esattamente le parole, quindi citerò a memoria. Dissi, con voce pacate e sorridente, qualcosa del tipo:

<<… Difendo solo l’ebbrezza di un primo appuntamento. Quel senso di euforia che accompagna i giorni della settimana in cui il fatidico giorno si avvicina, quel senso di indecisione che ti prende davanti l’armadio nel pensare a che immagine vuoi dare di te a quella persona. Difendo quel senso di gioco nello sfoderare le diverse personalità che ti contraddistinguono durante l’appuntamento, quell’avere uno scambio di opinioni con gente diversa, il mettersi alla prova trovandosi davanti a persone nuove, la semplice bellezza del conoscere altri punti di vista. I primi appuntamenti sono forgianti del carattere, sono lì che ti aspettano al varco, con i loro imbarazzanti momenti di silenzio, con i timidi sguardi rubati e le parole dettate dal vino ma a volte anche dall’ingenuità del non saper vendersi bene quando si è sotto pressione. Difendo i primi appuntamenti perchè sono elettrizzanti, perchè non sai mai cosa ne esce, perchè non c’è certezza che domina la serata, perchè il bacio a volte c’è, ma molte volte non c’è. E difendo l’incertezza del conoscersi appena, che a volte ne esci folgorato, altre volte infastidito, ma nulla è d’ordinanza, si è in due sconosciuti davanti ad un calice di vino, emozionati, palpitanti e vivi…>>

Il risultato fu una generale incazzatura con gli accoppiati che cominciavano a passare dalla parte dei singles, e le donne che si coalizzavano tra di loro. Ma quando parli di emozioni gratuite, quando parli di romanticismo, quando accenni alle palpitazioni di cuore, tutte le donna-coppia (e sottolineo TUTTE) in cuor loro ci pensano e rimpiangono quei momenti. Potranno negare e difendere la coppia quanto vogliono ma rimangono delle inguaribili appassionate dell’uomo conquistatore, quello che non sanno mai se riusciranno a far innamorare.

Allenarsi fa bene, ma in compagnia è meglio!Ad ogni modo FrancElena venne "casualmente" in palestra il martedì successivo, e altrettanto "casualmente" fece il suo allenamento alternandosi con me agli attrezzi, cogliendo ogni occasione per chiedermi se credessi veramente i quel che avevo detto qualche sera prima. Sostenni fermamente che l’emozione ed il brivido che regala l’ignoto non sono nemmeno paragonabili alla quotidianità della coppia, e colsi l’occasione di sperimentare la fedeltà della mia nuova amica proponendole di farci una chiacchierata al bar giusto per chiarire il mio punto di vista. Mi diede il suo numero di telefono dicendo scherzosamente "Ma non credere di convincermi, io sono a favore della coppia!". Seguirono ben tre chiacchierate al bar dopo la palestra, l’ultima delle quali terminò a casa mia. Quel pomeriggio non mancai di fare due cose fondamentali: innanzitutto baciare e leccare quell’opera d’arte di "addominali prenotati" che mi facevano girare la testa proprio come un primo appuntamento e poi farle presente che dopotutto il primo appuntamento aveva ancora effetto su di lei, tant’è che la passione ci aveva portati a letto. Lei dapprima sussultò, poi fece una faccia un po svanita, infine alzò le ciglia in un espressione da ammonimento e con una tranquillità unica mi disse una frase che non dimenticherò mai: "Ma che ti sei messo in testa??? Con te vado a letto… ma lui lo amo!"

Per farla breve, la donna innamorata va bene solo per l’uomo onesto e muflone. Perchè l’onestà dell’amore è il vero senso della vita…

Ma poi chi pensa alle donne non innamorate? Qualcuno dovrà pur fare il lavoro sporco…

 Della donna intelligente ne parliano domani che s’è fatto tardi e ho sonno.

Quanto odio dover ripetere che “io l’avevo detto“. E mica l’avevo detto qualche ora fa, lo dico dal 2004 e prue da prima! Ma andiamo per ordine.

Cenetta romantica agli occhi di un uomo...Da sempre mi sono espresso contro ogni forma di prostituzione e di mercificio del corpo umano, sia maschile che femminile, a partire dalla “cenetta romantica” fino allo sfruttamento della prostituzione. Da sempre, infatti, mi prodigo per trasmettere a tutti – e specialmente alle mie connazionali –  l’idea che la vagina non sia un bene di scambio, bensì l’esatto equivalente femminile del pene nel maschio. Sono, altresì, sempre piu convinto invece che il fenomeno della prostituzione vada affrontato in un contesto antropologico e bioevolutivo. E non è un segreto che io sostenga la teoria secondo la quale la prostituzione potrebbe scomparire totalmente dal nostro pianeta laddove le donne la dessero di più e gratis. Ma tant’è, che piu andiamo avanti e piu peggiorano le cose. E visto che l’ovvio non lo verifica mai nessuno, io da buon avvocato delle cause perse, mi sono preso la briga di fare 1+1=2

Da 50 anni, ovvero dalla promulgazione della Legge Merlin, in Italia è in corso una vera e propria guerra alla prostituzione. Vien da chiedersi come sia possibile che in cinquant’anni di lotta non solo non si sia trovata una soluzione, bensì non si sia nemmeno riusciti a capire le motivazioni che sono alla base di un fenomeno così diffuso. Per capire meglio, quindi, analizziamo innanzitutto qualche notizia degli ultimi mesi e dell’ultima settimana.

Il 20 dicembre il Consiglio dei Ministri ha approvato un disegno di legge per impedire la prostituzione in strada e in luoghi aperti al pubblico mediante l’arresto. Già qui il primo dubbio va a quanti non abbiano pensato che forse, dopo l’esperienza della chiusura delle case di tolleranza il 16 agosto 1948, questo disegno di legge ne avrebbe naturalmente riattivato il meccanismo.

Elena di Cioccio in abiti succinti per le ieneSi sa, però, che l’ingegno umano (quello femminile in particolare) è in grado di superare i propri limiti. Quindi le signorine de “bocca 30, l’amore 50” hanno pensato di organizzarsi in modo da non poter essere arrestate per adescamento, laddove non colte in flagrante, semplicemente dichiarando di non essere prostitute. Già, perchè dovete sapere che da molte indagini statistiche, tra cui due dell’ I.S.T.A.T. (chissà perchè mai citate dai tg e dalla stampa) risulta che solo il 54% della prostituzione in italia è operato da extracomunitarie, e sopratutto che del totale delle prostitute italiane solo il 7% è costretto con la forza a prostituirsi. Stando così i fatti, il furbo italiano medio ha fatto ancora di più! Con un’ordinanza partita dal sindaco Alemanno nel comune di Roma e poi seguita a ruota da molti altri comuni italiani, s’è deciso che indossare “abiti succinti” rappresenti abbastanza per l’arresto di una donna che passeggi per strada, come riportato da un infinità di notizie su: il giorno, l’espresso, il messagero, corriere della sera, panorama, vivicantù e chi più ne ha piu ne metta.

Elena di Cioccio in abiti succinti per le ieneCredete che sia finita qui? Poveri illusi! Non solo l’italiano medio (e quindi il politico medio) non si sono resi conti dell’ultimo di una fila interminabile di errori e strafalcioni nell’affrontare la questione, bensì hanno pensato di rincarare la dose a colpi di multe. Nei giorni successivi all’ordinanza romana si sono susseguiti eventi che avrebbero fatto riflettere anche un cerebroleso, come la protesta delle prostitute e dei viados o addirittura delle petizioni che le stesse operatrici di meretricio hanno a loro volta presentato ai reciproci comuni. Un po come successe qualche tempo fa con una manifestazione di prostitute che protestavano contro la proposta di tassarle davanti al Parlamento Italiano…

C’è anche chi ha pensato, un po come faccio io nel mio stile, di affrontare la cosa in maniera ironica ed autocritica come il caso del servizio-inchiesta della grandiosa Elena di Cioccio per Le Iene in cui la reporter ha pensato di vedere se davvero l’abito fa il monaco.

Ma cosa ho già detto? Che la mente umana a volte gioca brutti scherzi! E le lucciole hanno imparato a coprirsi e scoprirsi all’uopo, ma nemmeno questo ha fermato il moralizzatore dal continuare la sua opera di purificazione delle strade. Pare infatti che la polizia, successivamente abbia cominciato a chiedere di vedere cosa ci fosse sotto il cappotto delle tipe, ma questo è ancora da verificarsi…

Elena di Cioccio con abiti orrendi per le ieneAd ogni modo come conseguenza, nei mesi successivi, c’è stata una vera e propria fuga delle prostitute dalla strada che, onde evitare di essere arrestate (magari anche al di fuori dell’orario di lavoro!) hanno giustamente pensato di organizzarsi in case private, pubblicizzandosi tramite altri canali. E quali potevano essere questi canali se non i giornali o internet? E così, in qualche mese, la cultura dell’italiano medio ha un picco, e tutti a leggere i quotidiani cartacei ed online, tanto che l’industria dell’editoria registra un picco di vendite. Che bella la cultura italiana!

Ma credete che sia finita qui? Se si, allora siete proprio degli ottimisti… Pare infatti che l’italiano medio, non contento della nuova sluzione trovata dalle meretrici, abbia pensato di estendere la purificazione anche alla rete. E così è cominciata la caccia alle streghe digitali, con sequestri di siti e l’oscuramento di domini .com .net .org .info .biz .us e ovviamente .it peraltro gli unici sui quali può cadere la giuristizione italiana, laddove il sito sia ospitato fisicamente in un altra nazione.

Chatare nudi? Si rischia la condanna!Anzi ancora di più, si è creato un precedente che condanna anche il fatto stesso di utilizzare un computer in abiti succinti. Non ci credete? Ebbene se doveste mai trovarvi a casa in una calda giornata primaverile, magari solo con un top non connettetevi ad alcuna chat! Pare infatti che secondo una sentenza della corte di cassazione i proprietari del server su cui risiede la chat sono passibili di denuncia per favoreggiamento alla prostituzione, e voi sareste successivamente chiamati a rispondere all’accusa di meretricio. M’immagino già milioni di persone sudoranti perchè imbavagliate fino ai capelli chattare su MSN… ed ora che ci penso, come mai Microsoft col suo Live Messenger non è ancora stato portato in tribunale? Misteri d’Italia…

Ma sapete la cosa più sconvolgente di tutto ciò dov’è? E’ nel fatto che mentre tutto ciò accadeva venivano fuori notiziuole e chicche che invece all’italiano medio sono piaciute tantissimo (ne è la prova il fatto che se ne sia parlato addirittura in testate giornalistiche serie e qualche TG).

Prima notizia bomba:
Sega: il rimedio a tutti i malanni!Ricerca iraniana: hai il raffreddore? Curalo con il sesso!“. Sembra infatti, secondo una ricerca dell’Università di medicina di Tabriz in Iran, che “[…]per curare il raffreddore è sufficiente avere un rapporto sessuale e in mancanza di un’occasione propizia si può ricorrere alla masturbazione[…]” pare senza effetti collaterali e  per fortuna che ce l’hanno ricordato, sennò ci dimenticavamo che esiste anche la masturbazione… Ma ciò che mi è balzato agli occhi per primo è il fatto che la notizia venga da un paese, quale l’Iran, universalmente considerato retrogrado in italia. Quel paese tanto discusso dagli italiani ora riceve il plauso dagli stessi per una notizia che, seppur può far felice qualche edonista, è apprezzata per lo piu in maniera ironica. Insomma questa è la notizia che interessa l’italiano medio, e poco conta se poi nessuno mai s’ammazzerà di seghe per evitare il raffreddore. Però, ovunque sia riportata la notizia, questa ha sempre una notazione: “Sono quindi esclusi dallo studio i giovani – anche se non ne viene spiegato il motivo – e ovviamente le donne“, ora non so per le donne, ma c’è qualche legge che nega ad un minorenne maschio di evitare una malattia? Insomma pare che all’italiano medi anche un ragazzino che se lo mena rappresenti un problema… d’altra parte si deventa ciechi!

Seconda notizia bomba, e con questa concludo il reportage sullo squallore italiano:
105 anni inutili...Signora di 105 anni, il segreto? Niente sesso“. Un singolo caso (che dovrebbe far scienza, in barba al metodo galileiano) di una tizia, presumibilmente mostruosamente brutta (almeno a giudicare dalla attuale foto) che probabilmente all’epoca non si sarebbe sbattuta nessuno, la quale dichiara che la sua longevità dipenda dalle ragnatele che ha fatto nell’utero in 105 anni di astinenza. Non farò commenti, non mi dilungherò in riflessioni e considerazioni, seppur la notizia fornisce infinite possibilità. Mi limiterò a fare una semplice domanda a tutti: che cazzo vivi a fare 105 anni senza il piacere di viverli?

Insomma, se ancora servisse ricordarlo, per eliminare le prostitute dalla faccia della terra c’è bisogno di qualcuna che prenda il loro posto! Ma è così difficile capire che se la prostituzione esiste sin dai tempi dei sumeri, un motivo deve pur esserci? E mi astengo dal riportare tutte quelle assurde notizie degli ultimi tempi che riportano sempre piu donne (e solo loro, si badi bene) che si dichiarano a favore dell’astinenza sessuale.

Per quel che mi riguarda, io combatto per la figa ogni giorno, e trovo da solo le mie soluzioni (vedi post precedente), ad ogni modo, come già fatto in un vecchio post, sono costretto a ripetermi con una mia vecchia massima:

Finchè la figa sarà il solo strumento di baratto e arma di coercizione delle donne nei confronti degli uomini, essa continuerà ad avere lo stesso valore e la stessa importanza di un portafogli o di una carta di credito. Quando invece la donna capirà (ma lo dubito) che è l’esatto equivalente del pisello (almeno per quanto rigurada il clitoride) allora essa avrà la dovuta importanza.

Ma ve l’immaginate che bello se le donne la dessero via senza farsi problemi e magari anche provandoci piu piacere di quanto noi uomini diamo via il cazzo? Meditate, italiani, meditate…

Ho la serissima intenzione di riprendere a scrivere le mie chicche su questo blog. Sto solo riorganizzando i pensieri. Quindi per adesso leggetevi questo pezzo che ho scritto qualche settimana fa in conseguenza alla mostruosa quantità di figa che mi è piovuta addosso negli ultimi mesi e che vi racconterò per filo e per sengo.

Le mie modalità ed i miei tempi di abbordaggio. Ovvero come portarla a letto senza perdere tempo.

Oggi il tempo sembra non bastare mai. Siamo sempre col cronometro in mano tra lavoro, studio, e vita sociale tanto che il tempo a nostra disposizione si riduce sempre di piu. Sono lontani i giorni dell’amor cortese medievale; il cavaliere che andava in battaglia e la sua amorosa che lo aspettava a corte trombandosi il servo, l’amor cortese del cavaliere e le poesie al balcone dell’amata che s’era appena masturbata non sono cose che oggi possono funzinare. C’è troppo poco tempo.

E allora una piccola guida (da rivedere e aggiornare in seguito) per la sopravvivenza del maschio metropolitano. Si basa sul principio di dare alle donne sesattamente ciò che vogliono: le bugie. Non fatevi troppi problemi perchè, fichè la richiesta parte da loro, voi non fate altro che una cortesia a dar loro ciò che vogliono. Quest’abbozzo di guida è modellato sulla mia esperienza, ma con qualche ritocco può adattarsi a chiunque, credetemi.

Troniste prime donneTipologia prima donna:
Sono una grande maggioranza, ne fa parte quella che vuole essere sempre al centro delle tue attenzioni, che vuole essere lei l’unica e sola donna che guardi, che vuole essere il fulcro dei tuoi pensieri e delle tue azioni.
Soluzione:
La faccio sentire esattamente come vuole, al centro della mia esistenza, e nessun’altra esiste per me.
Tempo per portatla a letto:
Di solito mi basta una serata, dopo la quale passa da prima donna ad ultima donna 😉

 

Tipologia teenager:Teenager dark bona
Ragazzina sbarazzina e modaiola, di solito non piu grande di 23 anni. Vuole essere considerata una "speciale" e fuori dal coro. Pensa di essere superiore a tutte le ragazzine "banali" che ha intorno. Non conosce mezze misure: tutte sono zoccole fuorchè lei. Ma quando viene il momento di fare la zoccola, lei vuol sentirsi dire che è la più zoccola delle zoccole. Sono le mie preferite.
Soluzione:
E’ facile quanto bere un bicchier d’acqua. Di solito mi basta presentarmi con abbigliamento sportivo ma sobrio e il Mercedes C200 Sport Coupè. Il resto lo fanno loro (caspita come cambiano le generazioni!).
Tempo per portarla a letto:
Manco il tempo di entrare in macchina…

 

 

Tardona BonaTipologia tardona:
Di solito ha piu di 30 anni ed un pessimo carattere. Vuole sentirsi dire che è perfetta e bella come quando aveva 15 anni, pur sapendo di no esserlo. Odia il genere maschile perchè non ne ha ancora trovato uno che la sopporti, ma al contempo vuole divertirsi e sentirsi la donna per eccellenza. Ama il danaro e ancor di più ama spenderlo.
Soluzione:
Serata incentrata sui complimenti e sulle adulazioni. Regola fondamentale è essere sempre daccordo con lei, mai contraddirla. Le piu pretenzione (ovvero quelle meno sfiorite) vogliono la cenetta fuori, e io glie la do in svariati locali di miei conoscenti che mi fanno lo sconto. Scattata la molla, il gioco lo conduce lei.
Tempo per portarla a letto:
Una serata è piu che sufficiente, talvolta basta anche un’ora di chiacchiere davanti ad una birra tanto per innescare il bacio.

Tipologia oca:
Tutti i difetti di questo mondo, chi piu ne ha piu ne metta. Ma in quanto oca, non riesce nemmeno a nasconderli. Basta trovare uno tra i tanti punti deboli ed è fatta.
Soluzione:
Non disponendo di grossi quantitativi di materia grigia di solito basta fare qualche battuta azzeccata e colpire i punti deboli (mediamente qualche complimento estetico, anche falso va bene lo stesso).
Tempo per portarla a letto:
Giuro – e dovete credermi – che bastano un paio di ore di chiacchiere. Ho avuto un paio di casi da 10 minuti di complimenti e corsa a casa mia per tròmbatòna.

 

Casalinga cerco maritoTipologia casalinga cerco marito:
Sono tra le piu difficili e coriacee. Sono quelle che hanno la fissa ber la stabilità del rapporto. Vogliono l’uomo che si prenda le loro responsabilità, le loro ansie, le loro frustrazioni, le loro paure. Cercano il maschio da riproduzione, e per loro il sesso è un baratto: io ti do un’ora di piacere tu mi dai un figlio (che però tirerai tu a campare).
Soluzione:
Molto complessa. Se ne vale la pena (ovvero se lei è molto bella) devi conquistare la sua fiducia. Niente regali, pochi complimenti, ma dare l’idea di essere la persona piu sicura ed affidabile del mondo.
Tempo per portarla a letto:
Ci possono volere fino a 2 o 3 appuntamenti, sempre ammesso che ne valga la pena.

Tipologia romantica inguaribile:
Vuole essere ammirata ma solo per le sue doti emotive, vuole un amore platonico, e se sente parlare di sesso scappa via.
Soluzione:
Nessuna, se le incontro cambio strada. Non ho tempo da perdere io…

Da rivedere e aggiornare…